Eva Kaneppele
25.05.2022

Sempre più donne illuminano l’universo vinicolo

Cresce l’impronta femminile in un settore un tempo dominato da soli uomini

In passato, la produzione vitivinicola era sempre stata un dominio maschile, non solo nei vigneti, ma anche in cantina o nelle varie cariche direttive o associative. Ma da alcuni anni quell’immagine sta cambiando, e sempre più donne si stanno affermando pure in questo comparto economico, dimostrando che la produzione vinicola altoatesina ha anche un volto femminile, pronto, finalmente, a uscire allo scoperto.

“In realtà, nell’agricoltura le donne avevano sempre lavorato e prodotto, ma restando rigorosamente nell’ombra”, spiega Elena Walch, una delle pioniere e attualmente la più illustre fra le donne che primeggiano in questo settore. “Il fatto di essere sempre rimaste in secondo piano – aggiunge – non era mai dipeso dalle scarse competenze, semmai mancavano loro la grinta e l’autostima necessaria, ma se avessero trovato il coraggio, se la sarebbero cavata benissimo.”

Dello stesso avviso è Eva Kaneppele, amministratrice delegata della Tenuta Ritterhof di Caldaro. “Dietro a tutti gli uomini che in passato gestivano le aziende agricole, c’era sempre stata una presenza femminile determinante, ma negli ultimi anni la situazione è cambiata, spingendo sempre più donne a farsi avanti e a prendere in mano le redini delle loro aziende. E non perché siano costrette a farlo, ma perché lo vogliono e lo sanno fare.”

A Elena Walch si deve il merito di aver dato il via a questo cambiamento, benché a suo tempo, nei primi anni Ottanta, agli occhi di molti esponenti di un settore allora assai tradizionalista, lei fosse una sorta di mosca bianca, non solo perché donna, ma anche perché architetta e cresciuta in città. “Certo, nei primi tempi parecchi mi guardavano increduli, porgendomi le solite domande banali o chiedendomi dove fosse mio marito – ricorda Elena Walch i propri esordi nel mondo vinicolo – ma tutto questo non fece che rafforzare il mio intento di cavarmela da sola, e lasciare che fosse il tempo a dimostrare che sapevo il fatto mio.” Ed è proprio ciò che è accaduto: fu lei, infatti, a introdurre nella produzione vinicola un nuovo concetto di qualità, una nuova filosofia e dei nuovi sistemi di allevamento nei vigneti, tanto da fare della Tenuta Elena Walch un fiore all’occhiello della produzione vinicola, ormai noto a apprezzato ben oltre i confini dell’Alto Adige.
Grazie alla strada aperta da Elena Walch, oggi per affermarsi in questo settore non conta più l’appartenenza di genere, ma la competenza e la professionalità. “Come tutti gli altri vignaioli, per essere presa sul serio anch’io, come donna, ho dovuto dimostrare di meritarlo – racconta Magdalena Pratzner, che nel 2019 ha rilevato dai genitori la Tenuta Falkenstein di Naturno – ma devo ammettere che mi sono sempre sentita trattata con rispetto e disponibilità.”

Prima di prendere in mano la propria azienda, Magdalena Pratzer aveva maturato esperienze preziose in giro per il mondo: “Nelle mie due tappe formative in Australia e in Francia, ricordo che in cantina ero l’unica donna. La sensazione di dovercela fare a tutti i costi è ancora forte, ma più che dall’esterno, viene dalla mia ambizione personale: essendo donna, voglio dimostrare prima di tutto a me stessa di saperci fare come i colleghi maschi.”

Ne sa qualcosa anche Alexandra Erlacher, direttrice vendite della Cantina di Andriano: „In effetti, i maschi partono avvantaggiati, anche perché meno abituati a dubitare di se stessi. Raramente si chiedono se siano all’altezza dei loro compiti e se riusciranno a portarli a termine. Ma un problema tuttora irrisolto – ammette la dirigente di Andriano – è quello della retribuzione: quasi sempre i colleghi maschi, a parità di mansioni, guadagnano più di noi, e questo divario va finalmente colmato.”

Se questo, effettivamente, resta un problema da risolvere, nei rapporti con i colleghi maschi di difficoltà reali ormai non ce ne sono quasi più. “Certo – aggiunge Eva Kaneppele – ci sono ancora in giro degli uomini maschilisti che nel lavoro hanno problemi a rapportarsi con una donna, ma questa non è un’esclusiva del settore vinicolo, anzi, in tanti altri settori le donne devono affrontare quest’inconveniente.” Dal canto suo, si è abituata ad essere molto determinata nei rapporti con i colleghi: “È il modo migliore per farsi valere nel mondo maschile.”

“Ormai tutti hanno capito che, in ultima analisi, essere uomo o donna è del tutto secondario, ciò che conta davvero è il vino che esce dalla bottiglia.”

Elena WalchTenuta Elena Walch
Anche Alexandra Erlacher condivide questo giudizio, aggiungendo di non aver mai avuto, finora, dei problemi rilevanti nei confronti dei colleghi uomini. “Quasi sempre regna un rapporto di rispetto reciproco, anche se – aggiunge – c’è ancora chi crede di doverci fare da maestro, ma è una battaglia che noi donne ormai conosciamo, e che stiamo vincendo.”

Tuttavia, a parte la parità di diritti, ormai accettata e consolidata, sorge spontaneo un quesito: le donne hanno un approccio diverso al vino rispetto agli uomini? La risposta di tutte le donne intervistate è “sì e no”. Come prodotto in sé – sostiene Elena Walch – che sia realizzato da un uomo o da una donna, il vino non presenta differenze sostanziali, anche perché si tratta sempre del risultato di un complesso lavoro di squadra. Tuttavia – aggiunge Alexandra Erlacher – le donne con il vino hanno un rapporto tendenzialmente più emotivo, gli uomini più razionale. Inoltre, tiene a precisare Magdalena Pratzner, il cervello femminile sembra essere più ricettivo per gli aromi e i gusti, soprattutto nelle loro sfumature più sottili.

Anche Eva Kaneppele è convinta che le donne abbiano più sensibilità, non solo per il vino, ma anche nella loro capacità di immedesimarsi nei clienti: le donne riescono a fare emergere meglio le emozioni che il vino incarna come prodotto. Ma in fin dei conti – aggiunge Alexandra Erlacher – come tante altre cose, anche il vino diventa un’esperienza più stimolante quando può beneficiare sia del tocco femminile, sia di quello maschile.

L’ultima parola su questa disputa spetta ad Elena Walch, non solo per il suo merito di aver aperto alle donne la strada della produzione vinicola in Alto Adige, ma anche perché riesce a riassumere meglio di ogni altra la materia del contendere: “Ormai tutti hanno capito che, in ultima analisi, essere uomo o donna è del tutto secondario, ciò che conta davvero è il vino che esce dalla bottiglia.”
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