Il balzo dalla massa alla classe
Luis Raifer, Cantina Colterenzio: forza trainante della battaglia per la qualità
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Fondata nel 1960, la Cantina Colterenzio è una delle più giovani cantine sociali dell’Alto Adige. Ciononostante, è anche una delle più influenti, almeno per quanto riguarda il salto di qualità effettuato dai vini dell’Alto Adige nel corso degli anni ottanta. Di questo salto va dato il merito anche a Luis Raifer: per trent’anni è stato a capo della Cantina Colterenzio e in prima linea nella battaglia per la qualità altoatesina.
Raifer è agronomo e, quando prese le redini della Cantina Colterenzio, coltivava lui stesso la tenuta vinicola dei genitori. Conosceva quindi perfettamente sia le basi teoriche che quelle pratiche della professione, era al corrente delle più recenti scoperte scientifiche ed era consapevole degli ostacoli che avrebbe comportato il tentativo di introdurle sul campo.
Inoltre bisogna considerare che fin dall’inizio Raifer dovette confrontarsi con un grande svantaggio. A quel tempo, infatti, come regione vinicola, l’Alto Adige godeva – tra i pochi che lo conoscevano – di una dubbia reputazione. Nessuno avrebbe scommesso sulla sopravvivenza economica a lungo termine dei viticoltori e delle cantine. Al momento di assumere la gestione Luis Raifer lo sapeva perfettamente e decise di cambiare subito le cose: rapidamente e drasticamente. “All’inizio degli anni ottanta per noi divenne vitale avviare una nuova fase di sviluppo”, ricorda Raifer.
Detto ancor più chiaramente: Raifer dovette agire coerentemente sul fattore qualità in tutti i settori interessati. Per la viticoltura significava ridurre massicciamente le quantità e promuovere una gestione sostenibile. Nelle cantine bisognava lavorare all’insegna di una qualità superiore ma, soprattutto, in maniera più attenta e scrupolosa. E nell’ambito della vendita, la comunicazione e il marketing acquisivano un’importanza sempre maggiore. “In questo modo siamo riusciti, in un tempo relativamente breve, cioè trenta-trentacinque anni, a trasformare una viticoltura di massa nella produzione di vini di eccellenza”, spiega Raifer sintetizzando l’evoluzione vissuta dall’Alto Adige.
Essere riusciti a raggiungere questo obiettivo ha a che fare, da un lato, con un impegno costante per la qualità, ma dall’altro anche con ciò che la natura offre all’Alto Adige come regione vitivinicola. “La viticoltura in Alto Adige beneficia del clima alpino-mediterraneo”, sottolinea lo storico presidente operativo della Cantina Colterenzio. “È per questo motivo che abbiamo una tale varietà di vini e di stili.”
A ciò si aggiungono sufficienti precipitazioni, tanto sole e forti escursioni termiche tra notte e giorno. “Tutti questi fattori contribuiscono a incentivare la qualità dei grappoli e dello sviluppo di aromi.” Nonostante tutti i vantaggi naturali, però, la viticoltura in Alto Adige rimane sempre un lavoro che costa grandi fatiche. I macchinari possono fare poco; molto spesso il lavoro può essere fatto solo manualmente. “La viticoltura”, assicura Luis Raifer, “è una maratona”. Una di quelle in cui ogni dettaglio conta.
Tuttavia, anche come dirigente della Cantina Colterenzio, Raifer non ha mai voluto imporre nessun dettaglio ai trecento soci della sua cooperativa. Si è invece concentrato maggiormente sul delineare le condizioni generali che permettessero di consolidare gli standard della cantina sociale in fatto di qualità, lasciando ai coltivatori il massimo grado possibile di autonomia. In questo senso Raifer incarna il vero spirito sociale: “La comunità è il principio alla base della cooperativa”, assicura. “E la comunità è importante per la qualità dei vini della Cantina Colterenzio”.
Niente di più ma anche niente di meno.
Raifer è agronomo e, quando prese le redini della Cantina Colterenzio, coltivava lui stesso la tenuta vinicola dei genitori. Conosceva quindi perfettamente sia le basi teoriche che quelle pratiche della professione, era al corrente delle più recenti scoperte scientifiche ed era consapevole degli ostacoli che avrebbe comportato il tentativo di introdurle sul campo.
Inoltre bisogna considerare che fin dall’inizio Raifer dovette confrontarsi con un grande svantaggio. A quel tempo, infatti, come regione vinicola, l’Alto Adige godeva – tra i pochi che lo conoscevano – di una dubbia reputazione. Nessuno avrebbe scommesso sulla sopravvivenza economica a lungo termine dei viticoltori e delle cantine. Al momento di assumere la gestione Luis Raifer lo sapeva perfettamente e decise di cambiare subito le cose: rapidamente e drasticamente. “All’inizio degli anni ottanta per noi divenne vitale avviare una nuova fase di sviluppo”, ricorda Raifer.
Detto ancor più chiaramente: Raifer dovette agire coerentemente sul fattore qualità in tutti i settori interessati. Per la viticoltura significava ridurre massicciamente le quantità e promuovere una gestione sostenibile. Nelle cantine bisognava lavorare all’insegna di una qualità superiore ma, soprattutto, in maniera più attenta e scrupolosa. E nell’ambito della vendita, la comunicazione e il marketing acquisivano un’importanza sempre maggiore. “In questo modo siamo riusciti, in un tempo relativamente breve, cioè trenta-trentacinque anni, a trasformare una viticoltura di massa nella produzione di vini di eccellenza”, spiega Raifer sintetizzando l’evoluzione vissuta dall’Alto Adige.
Essere riusciti a raggiungere questo obiettivo ha a che fare, da un lato, con un impegno costante per la qualità, ma dall’altro anche con ciò che la natura offre all’Alto Adige come regione vitivinicola. “La viticoltura in Alto Adige beneficia del clima alpino-mediterraneo”, sottolinea lo storico presidente operativo della Cantina Colterenzio. “È per questo motivo che abbiamo una tale varietà di vini e di stili.”
A ciò si aggiungono sufficienti precipitazioni, tanto sole e forti escursioni termiche tra notte e giorno. “Tutti questi fattori contribuiscono a incentivare la qualità dei grappoli e dello sviluppo di aromi.” Nonostante tutti i vantaggi naturali, però, la viticoltura in Alto Adige rimane sempre un lavoro che costa grandi fatiche. I macchinari possono fare poco; molto spesso il lavoro può essere fatto solo manualmente. “La viticoltura”, assicura Luis Raifer, “è una maratona”. Una di quelle in cui ogni dettaglio conta.
Tuttavia, anche come dirigente della Cantina Colterenzio, Raifer non ha mai voluto imporre nessun dettaglio ai trecento soci della sua cooperativa. Si è invece concentrato maggiormente sul delineare le condizioni generali che permettessero di consolidare gli standard della cantina sociale in fatto di qualità, lasciando ai coltivatori il massimo grado possibile di autonomia. In questo senso Raifer incarna il vero spirito sociale: “La comunità è il principio alla base della cooperativa”, assicura. “E la comunità è importante per la qualità dei vini della Cantina Colterenzio”.
Niente di più ma anche niente di meno.
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