Molti calici da vino disposti uno accanto all’altro, fotografati dall’alto. Si distinguono diversi vini: bianchi, rossi, spumanti e rosé, ognuno servito in un bicchiere diverso.
22.07.2025

Quale calice per quale vino?

Come il bicchiere giusto esalta il carattere dei vini dell’Alto Adige

Il carattere di un vino non si rivela solo nel bicchiere, ma anche grazie al bicchiere. Forma, materiale, dimensione – ciò che può sembrare un dettaglio secondario, influisce in realtà in modo diretto sull’esperienza di degustazione. Un buon calice aiuta il vino a esprimere i propri aromi, a mantenere la temperatura ideale e a valorizzare il colore. Tipico è il design a calice, che si restringe verso l’alto, realizzato in vetro sottile, trasparente e incolore, con uno stelo lungo e sottile.

Queste caratteristiche permettono di roteare il vino senza rovesciarlo. Così entra in contatto con l’ossigeno, gli aromi si aprono meglio e all’olfatto arrivano le sfumature più sottili. Lo stelo, inoltre, impedisce che il vino si scaldi con il calore delle mani o che le impronte compromettano la limpidezza del vetro.

Anche se un calice universale è utile nella vita quotidiana, vale la pena osservare da vicino le diverse forme – soprattutto quando si versano vini di carattere come quelli dell’Alto Adige.
Tre calici – tre stili di vino

Vini bianchi freschi

Per vini come il Sauvignon Blanc o il Pinot Bianco dell’Alto Adige, è ideale un calice snello di media grandezza. Mantiene freschezza e leggerezza, esalta la fine acidità e concentra i profumi fruttati nel centro del bicchiere. Anche il Sylvaner o il Müller-Thurgau danno il meglio di sé in un bicchiere di questo tipo.

Vini rossi strutturati
Per rossi più corposi come il Lagrein, Pinot nero o il Cabernet, sono perfetti i calici ampi e panciuti. Offrono spazio per ossigenare il vino e valorizzano la complessità aromatica – dalle note di frutti di bosco a quelle speziate. La Schiava, invece, un classico altoatesino dalla struttura più leggera, si esprime meglio in calici più slanciati con apertura leggermente stretta.

Spumanti dell’Alto Adige
Lo Spumante dell’Alto Adige DOC viene prodotto con il Metodo Classico. Per preservare la fine perlage – ovvero la risalita regolare delle bollicine di anidride carbonica – ed esprimere al meglio il bouquet, è ideale un calice alto e slanciato con apertura stretta. Le coppe ampie, al contrario, lasciano disperdere troppa anidride carbonica.
Una serie di calici di media grandezza riempiti con vino bianco.
Una serie di calici ampi con apertura larga, contenenti vini rossi, tra cui due con apertura più stretta.
Un calice da spumante pieno, accanto a un mazzo di fiori.
 
Cura dei calici

I calici da vino non sono semplici accessori e, affinché possano svolgere al meglio la loro funzione, è importante trattarli con cura. L’ideale è utilizzare un detersivo neutro e inodore – sia per il lavaggio a mano che in lavastoviglie, a seconda del tipo di vetro. Molti calici prodotti industrialmente resistono alla lavastoviglie, mentre i modelli più sottili no. Fondamentale è che non restino odori residui, che potrebbero compromettere l’esperienza olfattiva.

Prima di versare il vino, è consigliabile togliere i calici dalla credenza e lasciarli “respirare” un po’. Chi li conserva in modo arioso, senza cartone o imballaggi, garantisce che il profumo del vino resti puro e intatto.

Un buon calice non migliora un vino mediocre. Ma aiuta a percepire le sottili differenze che rendono unici i vini dell’Alto Adige. Esalta ciò che vitigno, territorio e lavoro in cantina hanno generato – e dimostra che il piacere non è solo una questione di gusto, ma anche di forma.
Due calici di vino, uno bianco e uno rosso, su un tavolo in una vecchia stube, accanto un vaso di fiori.
Calice di vino rosso su una tavola apparecchiata all’aperto, con un piatto pronto sullo sfondo.
Calice di vino bianco su una tavola apparecchiata, con un piatto servito su un piatto sullo sfondo.
 
© Immagini: Consorzio Vini Alto Adige/Alex Filz
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